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Concerto
di Fabio Antonelli

Questo disco non mi è certo capitato per mano casualmente, ne ho avuto notizia o almeno ho avuto notizia di Augusto tramite quel Max Manfredi che cito spesso e che considero, penso non a torto, il migliore tra i “cantautori” (non mi senta mai Max usare questa definizione) viventi. Allora mi son detto deve valer la pena ascoltare qualcosa di Forin, ma qui comincia il bello, veri e propri dischi non ne ha ancora pubblicati, esistono solo due autoproduzioni: la prima “Operazione Arcivernice” in trio con Marco Spiccio e Franco Boggero della quale aveva quasi perso il master, la seconda una registrazione dal vivo, quella di cui voglio parlare, dal titolo pigramente originale di “Concerto”. Non lasciamoci ingannare dal
titolo, l’originalità c’è a partire da un brano introduttivo solo strumentale, che non serve solo a “scaldare” gli strumenti, ha la funzione pienamente riuscita di calarci nell’atmosfera delle canzoni di Augusto, spesso strizzanti l’occhio al jazz, sostenute da una musicalità molto curata soprattutto nella sezione fiati e nelle percussioni utilizzate come saporite spezie. Dunque ottima musica, ottimi arrangiamenti, cori che non si limitano ad essere neutri fondali e testi intelligenti. Eccovi alcuni esempi: “E’ una situazione imbarazzante come un amante in viva voce e non c’è niente di eccitante in un amante ... distante!” “Ma come potremo continuare a sperare se tutto intorno non c’è pił colore se questa notte non ha pił sapore se questa terra non ha più valore” “Ma fuori dalla porta ci sta il mare che è una scusa buona per camminare una valigia vuota pronta per restare Qui...”.
Come comprarlo: scaricarlo liberamente dal sito di Augusto Forin www.augusto.forin.name o scrivendo ad Augusto info@augusto.forin.name
Perché comprarlo: incredibilmente piacevole da ascoltare, a dimostrazione che un buon disco non
deve per forza annoiare!


Augusto Forin
di Alessio Lega

Originali, inclassificabili... le canzoni di questo autore sono i frammenti di un puzzle la cui scatola s'è aperta durante il trasloco dall'infanzia alla vita. Un tappeto ricco di strumentismo su cui, sornione, Forin appoggia i suoi versi, tradendo solo ogni tanto la profonda, disincantata tenerezza, la grande umanità, di cui tutta la sua ironia è solo la maschera.
L'unico uomo che sa cantare i "ma" e i "forse".

  caricatura

Augusto Forin, un "gatto" da Genova
di Leon Ravasi - 27 Marzo 2002

C'è un personaggio che, da qualche tempo, nel cor mi sta (o meglio, nel lettore cd). Per vie traverse mi è capitato in mano un cd di Augusto Forin "Alle spalle delle parole" o "In concerto" (un cd, con due titoli!), registrato dal vivo a fine 1999; contiene 9 brani, di cui alcune sono vere chicche. Butto lì nel mazzo: "Scusa", "Amanti distanti", "Aspettando su una pensilina", "L'oriente del nord", ma anche il resto si tiene su ottimi livelli.
Forin suona con un combo di altre 4 persone: Elena Cimarosti, chitarra e voce (e che voce!), Roberto Marotta, batteria e percussioni, Luca Morello, basso elettrico e Francesca Rapetti, flauto e voce (e che voce! O l'una o l'altra o tutte e due. Ci sono cori al femminile di grande intensità che percorrono quasi tutti brani). E poi c'è Augusto, chitarra e voce. A Genova, evidentemente c'è qualcosa di strano nell'aria. Chi respira la maccaja, è evidente, appena mette le dita su corde di chitarra inizia a comporre canzoni di grande impatto. Il clima è cantautorale ma non spinto. La parte musicale, intendo dire, è ben presente e più che curata. Se poi si pensa che è un concerto registrato dal vivo e che non si sentono esitazioni o incertezze, il quadro viene ancora più preciso.
Siamo dalle parti di un leggero jazz chitarristico che si incontra con la tradizione nobile della musica d'autore. Testi per nulla banali e anzi, animati di belle intuizioni.
"Non riesco ancora a crederci,
ho sconfinato nel ridicolo,
ma dimmi te!
E non sai neanche scrivere,
non èq uestione di grammatica
è che l'amore vuol certe parentesi
è che l'amore si fa anche per ridere..."
(amanti distanti)
"Questo è l'oriente del nord,
dove vengono a meditare
le persone sole e le zanzare
e nelle scie delle navi
ci puoi trovare le coppie clandestine
condannate e nuotare.
E c'è un bazaar per ogni portone
e una mano tesa a ogni stazione
di questa lenta via crucis metropolitana"
(L'oriente del nord)
Insomma Augusto si ascolta con grande piacere: il referente più prossimo? Forse Paolo Conte? In parte di sicuro. Sia per le ritmiche sottese, sia per un certo modo di porgere la voce (soprattutto "L'oriente del nord"), ma non in senso derivativo. Si sente anche l'influsso di tematiche care a Max Manfredi (stesso brodo di coltura, stesso ambiente, stessi amici. Fino al punto che, dicono le biografie, Augusto ha scritto un brano intitolato "Max", con dentro almeno una frase geniale:
"Esco da una tua canzone /come da un cinema /ma dimmi tutte quelle parole /dov'è che si trovano /perché io ne avrei bisogno sai /per riuscire ad esprimermi /in questa sorta di swing".
Dopo due prove discografiche (entrambe autoprodotte, l'altra si intitola "Operazione arcivernice", un titolo comprensibile agli ormai vecchi lettori del "Corrierino dei Piccoli") Forin non ha più inciso niente, preferendo dedicarsi alla salute del suo gatto e della sua attività di grafico pubblicitario (alla Alan Ford, per citare ancora i fumetti) con "Il pigiama del gatto", ma sarebbe un vero peccato pensare che la chitarra di Augusto (e soprattutto il suo basso) stanno ricoprendosi di polvere. Sarà forse il caso di spalmare l'arcivernice del professor Alambicchi su questa copertina, per non lasciare le nostre orecchie a digiuno di canzoni intelligenti.


Augusto Forin - Auditorium Carlo Felice
di Loris Bohm

Un po' per gioco, un po' per sfida, mi appresto a presentare quest'opera prima del cantautore genovese Augusto Forin, forse poco conosciuto in ambito nazionale, ma capace di presentare un'opera dove l'autoironia dei testi e le belle melodie vanno in simbiosi. La matrice folk è evidente già dal brano acustico iniziale, molto originale. La strumentazione vede chitarra, percussioni, basso elettrico e flauto... è molto semplice ma le atmosfere venate di tex-mex che ne scaturiscono sono assai coinvolgenti. Visto la penuria di cantautori decenti dalle nostre parti (e altrove) è sicuramente da tenere in considerazione. Come dice lui nella canzone "Aspettando su una pensilina" di un autobus che non arriva mai... "roba che se ci penso divento matto!".

Forin, Augusto - In concerto
di Simone 'Strummer' Cosimi (e-mail: simothestrummer@yahoo.it) 06-11-2001

Mettiamo subito in chiaro una cosa: Forin ci sa fare, è un ottimo musicista, partito dal basso per giungere poi (come in questo live album (!)) alla chitarra. Come lui ottima è la sua compagine.
Il punto debole è un altro: seppur eseguiti ottimamente, i pezzi proposti da Forin risultano eccessivamente, anzi esclusivamente, collegati a quella scuola (?) italiana cui fanno riferimento artisti come Gaber, Jannacci ma, soprattutto, Conte, di cui Forin è (non a caso!) concittadino ed ardente “studioso”.
In effetti i pezzi contenuti nel disco mi ricordano troppo spesso ed in maniera a lungo andare noiosa il cantautore genovese: Forin dovrebbe tentare di produrre materiale proprio (nel vero senso della parola, dunque privo di queste pesanti e già sentite sonorità) muovendosi verso tendenze più propriamente jazzistiche, magari fusion, ma, in ogni caso, il più distante possibile da tali tradizioni territoriali che tanto abbiamo ascoltato e tanto successo hanno avuto (metto in evidenza l’“hanno avuto”).
Ad ogni modo, credo proprio che non saprei segnalare uno o più pezzi da porre in evidenza, a conferma di quanto detto finora: il lavoro è caratterizzato da sonorità che ho già ampiamente esposto (ottima la sezione ritmica: linee di basso ripetitive ma incisive) ma che standardizzano notevolmente la totalità delle composizioni, vale a dire le pongono in una fascia mediocre, “senza infamia e senza lode”. Insomma, i pezzi risultano , nel contempo, tutti piacevoli (non è che arrivi così spesso materiale simile!) ma basati su modelli “stracollaudati” e “strasentiti” (passatemi le definizioni!). Forse “Persistenza Acrilica”(strumentale) è l’unica che lascia intravedere un tentativo, seppur labile, di divertirsi e variare, suonando “qualcos’altro” (s’avvicina a quella fusion cui, non a caso, alludevo precedentemente).
Dunque un lavoro tecnicamente impeccabile – ottimi i soffusi passaggi di flauto - ma che “contenutisticamente” parlando non offre assolutamente nulla di nuovo…se continua così, Augusto Forin rimarrà un “illustre sconosciuto”. Non c’è altro da aggiungere.

Vorrei invece aggiungere io una cosa:
sono di Sori, in provincia di Genova, dove sono nato e tutt'ora risiedo. Non sono concittadino di Conte, che mi risulta sia di Asti. Forse chi ha scritto il pezzo alludeva a Fossati! Non so, il dubbio resta. Prendo atto del resto! aug

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