Questo disco non mi è certo capitato per mano casualmente, ne ho
avuto notizia o almeno ho avuto notizia di Augusto tramite quel Max
Manfredi che cito spesso e che considero, penso non a torto, il
migliore tra i “cantautori” (non mi senta mai Max usare questa
definizione) viventi. Allora mi son detto deve valer la pena ascoltare
qualcosa di Forin, ma qui comincia il bello, veri e propri dischi non
ne ha ancora pubblicati, esistono solo due autoproduzioni: la prima
“Operazione Arcivernice” in trio con Marco Spiccio e Franco
Boggero della quale aveva quasi perso il master, la seconda una
registrazione dal vivo, quella di cui voglio parlare, dal titolo
pigramente originale di “Concerto”. Non lasciamoci ingannare dal
titolo, l’originalità c’è a partire da un brano introduttivo solo
strumentale, che non serve solo a “scaldare” gli strumenti, ha la funzione pienamente riuscita di
calarci nell’atmosfera delle canzoni di Augusto, spesso strizzanti l’occhio al jazz, sostenute da una
musicalità molto curata soprattutto nella sezione fiati e nelle percussioni utilizzate come saporite
spezie. Dunque ottima musica, ottimi arrangiamenti, cori che non si limitano ad essere neutri
fondali e testi intelligenti.
Eccovi alcuni esempi: “E’ una situazione imbarazzante come un amante
in viva voce e non c’è niente di eccitante in un amante ... distante!” “Ma come potremo continuare a
sperare se tutto intorno non c’è pił colore se questa notte non ha pił sapore se questa terra non ha
più valore” “Ma fuori dalla porta ci sta il mare che è una scusa buona per camminare una valigia
vuota pronta per restare Qui...”.
Come comprarlo: scaricarlo liberamente dal sito di Augusto Forin www.augusto.forin.name o
scrivendo ad Augusto info@augusto.forin.name
Perché comprarlo: incredibilmente piacevole da ascoltare, a dimostrazione che un buon disco non
deve per forza annoiare!
Augusto
Forin di Alessio Lega
Originali, inclassificabili...
le canzoni di questo autore sono i frammenti di un puzzle la cui scatola
s'è aperta durante il trasloco dall'infanzia alla vita. Un tappeto
ricco di strumentismo su cui, sornione, Forin appoggia i suoi versi,
tradendo solo ogni tanto la profonda, disincantata tenerezza, la grande
umanità, di cui tutta la sua ironia è solo la maschera.
L'unico uomo che sa cantare i "ma" e i "forse".
Augusto
Forin, un "gatto" da Genova di Leon Ravasi - 27 Marzo 2002
C'è un personaggio
che, da qualche tempo, nel cor mi sta (o meglio, nel lettore cd).
Per vie traverse mi è capitato in mano un cd di Augusto Forin
"Alle spalle delle parole" o "In concerto" (un
cd, con due titoli!), registrato dal vivo a fine 1999; contiene 9
brani, di cui alcune sono vere chicche. Butto lì nel mazzo:
"Scusa", "Amanti distanti", "Aspettando su
una pensilina", "L'oriente del nord", ma anche il resto
si tiene su ottimi livelli.
Forin suona con un combo di altre 4 persone:
Elena Cimarosti, chitarra e voce (e che voce!), Roberto Marotta, batteria
e percussioni, Luca Morello, basso elettrico e Francesca Rapetti,
flauto e voce (e che voce! O l'una o l'altra o tutte e due. Ci sono
cori al femminile di grande intensità che percorrono quasi
tutti brani). E poi c'è Augusto, chitarra e voce. A Genova,
evidentemente c'è qualcosa di strano nell'aria. Chi respira
la maccaja, è evidente, appena mette le dita su corde di chitarra
inizia a comporre canzoni di grande impatto. Il clima è cantautorale
ma non spinto. La parte musicale, intendo dire, è ben presente
e più che curata. Se poi si pensa che è un concerto
registrato dal vivo e che non si sentono esitazioni o incertezze,
il quadro viene ancora più preciso.
Siamo dalle parti di un leggero jazz chitarristico che si incontra
con la tradizione nobile della musica d'autore. Testi per nulla banali
e anzi, animati di belle intuizioni.
"Non riesco ancora a crederci,
ho sconfinato nel ridicolo,
ma dimmi te!
E non sai neanche scrivere,
non èq uestione di grammatica
è che l'amore vuol certe parentesi
è che l'amore si fa anche per ridere..."
(amanti distanti)
"Questo è l'oriente del nord,
dove vengono a meditare
le persone sole e le zanzare
e nelle scie delle navi
ci puoi trovare le coppie clandestine
condannate e nuotare.
E c'è un bazaar per ogni portone
e una mano tesa a ogni stazione
di questa lenta via crucis metropolitana"
(L'oriente del nord)
Insomma Augusto si ascolta con grande piacere: il referente più
prossimo? Forse Paolo Conte? In parte di sicuro. Sia per le ritmiche
sottese, sia per un certo modo di porgere la voce (soprattutto "L'oriente
del nord"), ma non in senso derivativo. Si sente anche l'influsso
di tematiche care a Max Manfredi (stesso brodo di coltura, stesso
ambiente, stessi amici. Fino al punto che, dicono le biografie, Augusto
ha scritto un brano intitolato "Max", con dentro almeno
una frase geniale:
"Esco da una tua canzone /come da un cinema /ma dimmi tutte quelle
parole /dov'è che si trovano /perché io ne avrei bisogno
sai /per riuscire ad esprimermi /in questa sorta di swing".
Dopo due prove discografiche (entrambe autoprodotte, l'altra si intitola
"Operazione arcivernice", un titolo comprensibile agli ormai
vecchi lettori del "Corrierino dei Piccoli") Forin non ha
più inciso niente, preferendo dedicarsi alla salute del suo
gatto e della sua attività di grafico pubblicitario (alla Alan
Ford, per citare ancora i fumetti) con "Il pigiama del gatto",
ma sarebbe un vero peccato pensare che la chitarra di Augusto (e soprattutto
il suo basso) stanno ricoprendosi di polvere. Sarà forse il
caso di spalmare l'arcivernice del professor Alambicchi su questa
copertina, per non lasciare le nostre orecchie a digiuno di canzoni
intelligenti.
Augusto Forin - Auditorium Carlo Felice di Loris Bohm
Un po' per gioco, un po' per sfida, mi appresto a presentare quest'opera prima del cantautore genovese Augusto Forin, forse poco conosciuto in ambito nazionale, ma capace di presentare un'opera dove l'autoironia dei testi e le belle melodie vanno in simbiosi. La matrice folk è evidente già dal brano acustico iniziale, molto originale. La strumentazione vede chitarra, percussioni, basso elettrico e flauto... è molto semplice ma le atmosfere venate di tex-mex che ne scaturiscono sono assai coinvolgenti. Visto la penuria di cantautori decenti dalle nostre parti (e altrove) è sicuramente da tenere in considerazione. Come dice lui nella canzone "Aspettando su una pensilina" di un autobus che non arriva mai... "roba che se ci penso divento matto!".
Forin, Augusto - In
concerto
di Simone 'Strummer' Cosimi (e-mail: simothestrummer@yahoo.it) 06-11-2001
Mettiamo subito in chiaro una cosa: Forin ci sa fare, è
un ottimo musicista, partito dal basso per giungere poi (come in
questo live album (!)) alla chitarra. Come lui ottima è la
sua compagine.
Il punto debole è un altro: seppur eseguiti ottimamente,
i pezzi proposti da Forin risultano eccessivamente, anzi esclusivamente,
collegati a quella scuola (?) italiana cui fanno riferimento artisti
come Gaber, Jannacci ma, soprattutto, Conte, di cui Forin è
(non a caso!) concittadino ed ardente “studioso”.
In effetti i pezzi contenuti nel disco mi ricordano troppo spesso
ed in maniera a lungo andare noiosa il cantautore genovese: Forin
dovrebbe tentare di produrre materiale proprio (nel vero senso della
parola, dunque privo di queste pesanti e già sentite sonorità)
muovendosi verso tendenze più propriamente jazzistiche, magari
fusion, ma, in ogni caso, il più distante possibile da tali
tradizioni territoriali che tanto abbiamo ascoltato e tanto successo
hanno avuto (metto in evidenza l’“hanno avuto”).
Ad ogni modo, credo proprio che non saprei segnalare uno o più
pezzi da porre in evidenza, a conferma di quanto detto finora: il
lavoro è caratterizzato da sonorità che ho già
ampiamente esposto (ottima la sezione ritmica: linee di basso ripetitive
ma incisive) ma che standardizzano notevolmente la totalità
delle composizioni, vale a dire le pongono in una fascia mediocre,
“senza infamia e senza lode”. Insomma, i pezzi risultano
, nel contempo, tutti piacevoli (non è che arrivi così
spesso materiale simile!) ma basati su modelli “stracollaudati”
e “strasentiti” (passatemi le definizioni!). Forse “Persistenza
Acrilica”(strumentale) è l’unica che lascia intravedere
un tentativo, seppur labile, di divertirsi e variare, suonando “qualcos’altro”
(s’avvicina a quella fusion cui, non a caso, alludevo precedentemente).
Dunque un lavoro tecnicamente impeccabile – ottimi i soffusi
passaggi di flauto - ma che “contenutisticamente” parlando
non offre assolutamente nulla di nuovo…se continua così,
Augusto Forin rimarrà un “illustre sconosciuto”.
Non c’è altro da aggiungere.
Vorrei invece aggiungere io una cosa:
sono di Sori, in provincia di Genova, dove sono nato e tutt'ora
risiedo. Non sono concittadino di Conte, che mi risulta sia di Asti.
Forse chi ha scritto il pezzo alludeva a Fossati! Non so, il dubbio
resta. Prendo atto del resto! aug