Le produzioni di Augusto Forin Aspirina Metafisica su iTunes che storia! su iTunes

Contatti

per informazioni e concerti
info@augusto.forin.name

Le recensioni…

L’Unità
l'UnitòUn’anima latina al crocevia dei desideri
di Roberto Brunelli

L'oriente del nord è probabilmente uno di quei posti in cui il desiderio arriva, fugge e si cerca continuamente, un luogo di magica perdizione in cui i suoni si mischiano, dove s’inseguono nostalgie e sogni.Un labirinto che guarda al cielo, un «bazar ad ogni portone», un posto dove «meditano le persone sole e le coppie clandestine». È una specie di Rick’s café della musica italiana il ritrovo messo su da Augusto Forin e la sua banda: colpi liquidi di pianoforte che portano l’anima latina in un crocevia di lontani ma avventurosi echi jazz, arpeggi di chitarra chenon sono ma conoscono la bossa, voci in distanza registrate due stanze più in là, fischi e cori, percussioni sensuali come le tabla, storie di amanti distanti, di attese infinite, di sigari cubani e mappamondi, di vecchie musicassette, di macchine fotografiche reflex, un piccolo pantheon postmoderno in cui possono incontrarsi per un caffè Luigi Tenco ed il futurista Marinetti, Gramsci e Walt Disney, Paolo Conte e FrankZappa. È un piccolo mondo alternativo, quello contenuto in Aspirina metafisica, l’album del cantautore (mai parola ci rimase più stretta) Augusto Forin, classe 1956, ex odontotecnico (molti anni fa) passato al basso elettrico e poi alla canzone. Un album registrato con grande sapienza e diabolica cura, sofisticato con calore mediterraneo e l’intelligenza di una milonga, dei cuori che bruciano per il mal di luna o per una sigaretta spenta troppo presto. Scrive con estrema perizia, Forin, tuffandosi anima e corpo nelle passioni mai sopite, cosa sorprendente in un’Italia che le proprie passioni sembra averle dimenticate. Racconta storie, Augusto, con la complicità di un gruppo di eccellenti musicisti (Roberto Logli al piano, Pino Parello al basso, PaoloDeGregorio alla batteria, Marica Pellegrini percussioni e cori, Marco Fadda tabla e altre percussioni, Elena Cimarosti ai cori, Paolo Cogorno alle tastiere), in cui la sonorità è l’assoluta protagonista, tanto da rappresentare quasi la sorpresa nella sorpresa: non è la marmellata cui ci hanno abituato i discografici italiani, è un mondo in cui ogni tocco di batteria (Aspettando su una pensilina), ogni colpo di basso oppure sinanche i rumori in sottofondo raccontano una storia dai confini liquidi, vaghissimamente onirici, un mare in cui è bello perdersi.

Kronic
KronicGenova per fortuna è sempre Genova
di Roberto Bonfanti

Qualcuno si ricorda di Pa Doo Ik, il dentista dell'esercito coreano che segnò il goal che eliminò l'Italia dai mondiali del '66? Lo ricorderà di certo Augusto Forin, che in quell'estate stava già per iniziare le scuole medie e che, prima di questo suo esordio discografico, oltre ad aver attraversato diverse esperienze artistiche, ha fatto anche l'odotecnico. Augusto Forin non ha la genialità di Rivera. Ma probabilmente uno come lui la palla a al dentista coreano non l'avrebbe mai regalata, vista la sua indole da onesto ed intelligente lavoratore di centrocampo capace di mettere d'accordo allenatori e tifosi grazie al suo essere sempre nel posto giusto, cercando la gioca più semplice e non sbagliando mai un passaggio. Ciò che colpisce più di tutto in Aspirina Metafisica è la grande fluidità della scrittura musicale di Forin. Una facilità di scrittura che gli permette di mettere a frutto gli insegnamenti dei suoi “maestri” (su tutti i fratelli Conte, Gino Paoli, Bindi, quel Max Manfredi che non a caso scrive e duetta con lui in Sbagliare d'Autobus, il Ciampi meno “maledetto”, il Baccini meno sfacciatamente pop ed un po' tutto l'universo cantautorale a cavallo fra Genova, la Francia ed il jazz) condensandoli in un pugno di canzoni decisamente piacevoli, spontanee ed intriganti rivestite da arrangiamenti prevalentemente acustici e ben curati. Un CD forse tutt'altro che rivoluzionario ma sicuramente caldo, accogliente e familiare, proprio come i rumori da bar che fanno di tanto in tanto da intermezzo fra una traccia e l'altra o le cianfrusaglie da scatola dei ricordi immortalate nella grande copertina cartonata in formato vecchio vinile.

Rockerilla
RockerillaAugusto Forin: Aspirina Metafisica
di Timmi Gnudi

Uno dei piaceri del nostro lavoro è quello di pescare, tra le decine di pacchetti che ci arrivano ogni giorno in redazione dischi come questo. Curioso a partire dalla copertina coloratissima, apribile formato LP, con collage di fotografie di vecchi oggetti e giocattoli alla rinfusa, che racchiude all’interno un cd a forma di aspirina. Scampoli di vita come quelli delle canzoni di questo album che ti intriga subito e non riesci più a togliere dal lettore, tanto che ti domandi se ritrovarsi così sovente nei testi e nelle pieghe delle canzoni di questa “Aspirina Metafisica” sarà un limite tuo, un pregio suo o cos‘altro. E ora che hai verificato sul sito dell‘artista i dubbi non si diradano, anzi: ha un gatto uguale uguale al tuo, una Olympus OM1 come la tua, è perseguitato dagli assicuratori, assillato dallo stress economico, a volte prende l’autobus sbagliato proprio come te… ma vuoi vedere che quando suonavi nelle balere anche tu, avete pure suonato insieme. Il dubbio permane, ma intanto hai messo in moto il passaparola e hai consigliato il disco ad amici e conoscenti e poco importa se il nome se lo fanno ripetere tre volte: “Come hai detto che si chiama? Forin?”. “Si, Forin”. Se questo non lo farà schizzare in cima alla hit parade forse gli permetterà almeno di mitigare le spese di produzione, con una confezione così, con questi musicisti e questi arrangiamenti… In segno di stima gli risparmierai gli accostamenti e i paragoni con i nomi illustri che gli hanno citato mille volte e che da “Aspirina Metafisica” avrebbero molto da imparare, questo è certo.

L’Isola che non c’era
L'IsolaAugusto Forin: Aspirina Metafisica
di Paolo Talanca

Il disco di Augusto Forin si chiama Aspirina metafisica; è il primo disco di un giovanotto di cinquantatré anni che chi è abituato a seguire la buona canzone conosce da tempo; è il disco di un artista su cui sono state scritte tesi di laurea ed è un disco fatto di canzoni che giravano da un po’, con altri arrangiamenti ma con la stessa scintillante sapienza di scrittura. È un disco che ha il suo stile e i suoi tempi: li rivendica e – sacrosantamente – li impone. Ad ispirare il titolo dell’album è stata una frase di Alejandro Jodorowsky: «Tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia dentro di noi un’enorme depressione. Tramite le arti ho cercato una ‘aspirina metafisica’». Il palliativo in oggetto è composto da undici tracce e una confezione completamente diversa rispetto agli standard: il pacchetto ha la grandezza di un vinile, col CD all’interno e una copertina che presenta oggetti messi lì del tutto alla rinfusa. Un album “sottosopra”, come l’effigie del titolo e il nome del cantautore in calce. I brani partono dalla canzone d’autore del nord-ovest – il “sottosopra” e il punto d’arrivo è L’oriente del nord, come recita il titolo di una canzone, ma ci arriveremo –, che va quindi dall’ironia di un Giorgio Conte o di un Bruno Lauzi alla profondità di un Paolo Conte, fino alla sapienza verbale di un Max Manfredi. E proprio di Manfredi è un prezioso intervento nel brano Sbagliare d’autobus, in cui quest’ultimo scrive il testo e presta la voce per un duetto. Ma gli stessi brani, soprattutto, da lì partono e arrivano ad Augusto Forin: se la già citata Oriente del nord offre le sonorità emblematiche del disco, che sanno di mare e di rotte commerciali, di punto d’arrivo e ripartenza, con un gran lavoro di percussioni che riverbera un po’ in tutto l’album, si possono vedere più da vicino pezzi come Scusa o Scarpe rotte: la prima è introdotta da un motivetto corale che sa di vintage, cori che poi duetteranno a braccetto con l’inadeguatezza dell’io poetico, in una coerenza beatamente inadeguata alla “modernità” e alle masse; la seconda, Scarpe rotte, è anch’essa in qualche modo una rivendicazione: di tempo e di stile d’arte e di vita, per dirne alcune. Il tempo, già; è determinante dire una cosa sul tempo: per Forin il tempo è importante, averne e spenderlo bene è fondamentale, sempre però con la consapevolezza che tanto la temporalità non ci coglierà mai di sorpresa, magari proprio grazie a quest’Aspirina.

Mescalina
MescalinaAugusto Forin: Aspirina Metafisica 
di Vittorio Formenti

Genovese classe 1956 Forin non è proprio un adolescente ma è al suo esordio ufficiale. L’artista vanta trascorsi di collaborazioni ed iniziative episodiche che comunque hanno gettato le basi per un lavoro di autore prodotto in autonomia con molto gusto e sincerità. I riferimenti generali sono Paolo Conte e Roberto Vecchioni miscelati a basi musicali leggere, arrangiate con molta cura dal pianista jazz Roberto Logli, che vanno da echi pop anni ’50 e ’60 (i coretti femminili) uniti a spruzzate jazz, blues e latine. La parte melodica è principalmente affidata alla voce mentre nel comparto strumentale risaltano principalmente i contributi ritmici; le percussioni di Marco Fadda e di Marica Pellegrini danno un movimento ai brani sempre in equilibrio tra gradevolezza, semplicità e raffinatezza. I temi trattati si riferiscono a storie di ordinaria quotidianità vissuta con disincanto e ironia; cronache di amori delusi e disillusi, situazioni di dropout metropolitani, disagi che la routine dell’imperfezione trasforma in quadretti, il tutto visto con un occhio da lupo solitario nostrano. Infine la capacità di scrittura dei testi, semplici ma intensi, con frasi ficcanti e simboli ricorrenti; l’autobus che si aspetta e si perde è un bel simbolo della solitudine ritratta in una situazione di apparente normalità, il bar e il vino rappresentano l’isolamento in ambiente pubblico a causa della distanza tra i propri problemi e i discorsi degli astanti, il barbone che pensa di essere su di un’astronave con le sue scarpe rotte è una figura quasi canonica dell’emarginazione, il tempo che sta preparando le pratiche è una metafora splendida nel suo richiamo quasi burocratico, la via crucis metropolitana è una definizione efficacissima per il dramma dell’immigrazione. Ma niente appare drammatico o ancor meno tragico; prevale un senso di pacato e scanzonato distacco, sottolineato da impasti musicali leggeri in contro colore rispetto ai testi. Un bel lavoro cantautorale, più da artigiano che da ricercato professionista; con il calore di un prodotto costruito dalla mano dell’uomo e non dalla macchina a controllo numerico.

Le Brigate Lolli
La Brigata LolliCura la solitudine ed è senza controindicazioni
di Fabio Antonelli

A ispirare il titolo una frase di Alejandro Jodorowsky: « … tutto ciò che si fa, prima o poi scompare e lascia dentro di noi un’enorme depressione ...tramite le arti ho cercato una "aspirina metafisica" … ». Così giustifica la scelta di questo curioso titolo Augusto Forin, cantautore genovese, che pubblica il suo primo album ufficiale “Aspirina metafisica” all’età di 53 anni. In realtà, per chi già lo conosce, sa che non si tratta di un vero e proprio esordio perché Augusto bazzica l’ambiente musicale da molti anni, ha alle spalle almeno un paio di registrazioni “caserecce”, concerti sporadici un po’ ovunque ed una finale al Bindi nel 2007 con il brano Amanti distanti che tra l’altro apre questo disco che può quindi essere considerato più un fare il punto della situazione che un vero e proprio primo disco. Vorrei però tralasciare per il momento il discorso musicale, per cogliere alcuni aspetti davvero curiosi ed originali del packaging, innanzitutto il formato che riprende il classico 31x31 cm delle custodie dei vecchi LP, richiamando sensazioni ormai perdute anche al tatto, grazie alla consistenza cartacea di ottima qualità. La copertina, realizzata da “Ilpigiamadelgatto” di Genova, studio grafico dello stesso Augusto e della sua compagna Patrizia Biaghetti, ritrae un vero e proprio caos di oggetti sparsi, ma una cosa che mi è balzata subito all’occhio è l’assenza quasi totale di oggetti ormai quotidiani a tutti, ossia cellulari, notebook, ecc.; vi si trovano invece oggetti come una reflex Olympus, una macchina per scrivere, una copia del Corrierino dei Piccoli, una copia del testo “Spagna veloce e toro futurista” di Marinetti, in quest’ultimo caso un futuro che è già passato, un po’ come nei paradossi di Carmelo Bene. Ecco allora che prende forma il concetto di canzoni come un’aspirina metafisica contro la naturale depressione di chi vede che tutto ciò cui era legato ed affezionato, prima o poi scompare, lasciando un vuoto incolmabile, un senso di inutilità, ma soprattutto un senso di incapacità di reagire, di mettere in moto una ribellione sia pur solo mentale.
È però quasi giunta l’ora di metterlo nel lettore, perché sebbene appaia a prima vista come un tradizionale LP, trattasi comunque di CD e qui mi sento di fare un appunto, forse l’unico al progetto: se l’idea del maxi-formato è, infatti, molto originale e attraente, all’atto pratico così com’è realizzata diventa un po’ un limite nella fruizione del disco, io stesso ad esempio mi sono portato a spasso il CD più volte tra auto, stereo di casa e pc e devo dire che una volta estratto dalla bella confezione, è molto vulnerabile: perché non si è pensato di creare una custodia in cartoncino all’interno della custodia esterna, un po’ alla maniera di "Akuaduulza" di Van De Sfroos? Particolari tecnici a parte, il progetto “Aspirina metafisica” presenta altre curiosità come lo svolgersi dell’intera scaletta senza soluzione di continuità, i brani sono stati uniti fra loro da registrazioni d’ambiente che hanno contribuito a rendere più conviviali e familiari i singoli pezzi.
Così come appare subito evidente, a chi conosceva già buona parte del programma proposto, che il tutto è stato riarrangiato per l’occasione. L’incontro tra Forin e il pianista jazz Roberto Logli (autore degli arrangiamenti) ha fruttato una nuova ventata latin-jazz all’intero lavoro, grazie all’uso sapiente del piano suonato da Logli stesso e delle percussioni di Marica Pellegrini e Marco Fadda, ecco che i brani si sono così trasformati d’incanto in ottimi ballabili, latineggianti si, ma senza strafare, mentre una sfumatura vintage è stata loro donata dalla presenza di numerosi coretti femminili.
Qualcuno forse penserà già che mi stia dilungando per evitare di parlare delle canzoni vere e proprie, che sono poi il vero motivo per cui uno acquista o no un disco, non è così. Voglio solo rinunciare al consueto passaggio in rassegna dei singoli brani perché sono in fondo tutti di ottima fattura e mi troverei davvero in imbarazzo, se mi chiedessero cosa non funziona in questo disco. Piuttosto, vorrei sottolinearne alcuni passaggi di particolare rilievo tipo i versi “e io nonostante gli sforzi non riesco a seguirle ste masse / ma sono solo parole, e hanno le gambe corte” in Scusa che evidenziano un dichiarato stato di inadeguatezza dell’auto a capire il mondo circostante, che mi ricorda un po’ il “Se gli dicessi che li odio non lo so se mi saprebbero capire / ma se gli urlassi in faccia che li amo chi lo sa se mi starebbero a sentire” di Max Manfredi ne "Il regno delle fate". A proposito dell’amico Max Manfredi, da segnalare il suo duettare con Forin in "Sbagliare d’autobus", di cui è anche autore del testo, un pezzo che racconta in modo particolare dell’attesa di un autobus, l’errore commesso di prendere un autobus sbagliato e l’accorgersene quando si è ormai al capolinea, una metafora in cui credo si siano riconosciuti in tanti, “un’attesa ma sbagliare d'autobus, si a volte capita / Si è troppo timidi, non c'è più dialogo”, ecco un altro male di questa società, l’incomunicabilità. Credo poi che "Scarpe rotte" sia un pezzo di classe, è un brano triste e nostalgico, preceduto da un breve brano solo strumentale dalla sonorità graffiata, come uscisse da un vecchio grammofono e contiene almeno due splendide riflessioni “Ma fuori dalla porta ci sta il mare / che è una scusa buona per camminare / una valigia vuota pronta per restare”, il desiderio mai sopito di cambiare vita senza poi averne il coraggio e “Perché il tempo che passa / le cose le sposta / e quello che cerchi ora qui non c'è più”, ossia la perdita dei propri punti fermi, paletti spazzati via inesorabilmente dal tempo che passa. Toccante! In "Il tempo perso", forse il pezzo più lento e personale dell’intero lavoro, c’è credo la chiave di lettura dell’intero lavoro, “Poi chi mi vedrà sarà convinto / di avermi parlato a lungo / in chi mi vedrà nascerà il dubbio / di avermi già conosciuto!”, questo è, infatti, l’effetto che ho provato prestando ascolto a questo disco “d’esordio” di Forin. Chiude infine il disco la canzone "Quello che manca" che recita “c'è bisogno di mettersi al vento / con una musica che ci conforti / con un ritmo che ci trasporti, via, via, via / Ma è quel che manca, è quel che manca / è quel che manca ad ogni età”, sacrosanta verità che condivido in pieno, come ovviare però o almeno cercare di rimediare a questo senso di vuoto?
Beh, forse questa “Aspirina Metafisica” non sarà la panacea di ogni male, non ci salverà certo dall’imminente e minacciata pandemia, però forse potrà aiutare tutti noi a sentirci meno soli nonostante Facebook, Myspace e tutto il resto del mondo virtuale, meno fuori tempo in un mondo che ci corre sempre avanti senza lasciarsi raggiungere mai e per di più, è una cura che non ha controindicazioni… Fatevela prescrivere dal vostro cuore!

Creuza de ma
La Brigata LolliAugusto Forin: Aspirina Metafisica

Augusto Forin, genovese, 53 anni, ben conosciuto nel mondo musicale ligure è al suo disco di esordio ufficiale: Aspirina metafisica.
Già nel guardare e prendere in mano il disco rimani sorpreso, piacevolmente sorpreso.
Le dimensioni, il formato, il materiale sono quelli del vecchio LP, anche se all’interno troviamo il classico CD.
La copertina è colorata, piena di oggetti e piccole cose. Le piccole cose che accompagnano una vita: una vecchia Olympus, un giallo Mondadori, i Puffi, matite, un vecchio numero del Corriere dei Piccoli, i modellini di case costruiti dal padre. Sembra di rovistare nei cassetti, negli scaffali di Augusto, ma la sensazione che si ha non è quella di un' intrusione bensì quella di una riscoperta, guidata, di cose anche tue.
Il titolo del disco mi aveva quasi spaventato, mi sembrava forzato. Ma appena passo all' ascolto è come tornare a casa. Sonorità acustiche, accenni jazz, morbidi, latini e le canzoni inframmezzate, unite dai "rumori" registrati alla SOMS di Sussisa: bicchieri, chiacchiere, un biliardo. Si sente, ed è un bel sentire, la mano di Roberto Logli, pianista jazz che ha curato gli arrangiamenti e suonato il pianoforte. Tra gli altri ospiti ricordiamo Max Manfredi, autore e cointerprete de Sbagliare d' autobus, Francesca Rapetti (già nel Quartetto Zelig e ora GnuQuartet), Marco Fadda alle percussioni.
Spesso, parlando di un autore nuovo, si dice "assomiglia a...", "mi ricorda..", è un prezzo che si paga agli esordi. Aspirina metafisica non si sottrae alla regola. Si sentono le influenze di Ivano Fossati, di Piero Ciampi, di Paolo Conte. Io direi che si sente della buona musica e si ascoltano dei bei testi: si ascolta Augusto Forin.
Davvero un buon esordio, artigianato di alta qualità: consigliato.

Alias
AliasAugusto Forin: Aspirina Metafisica
di Guido Festinese

l titolo arriva da una citazione del visionario Jodorowsky: «Tutto ciò che si fa prima o poi scompare e lascia dentro di noi un'enorme depressione: tramite le arti ho cercato una 'aspirina metafisica'». Arriva finalmente il primo cd di Augusto Forin, piccolo tesoro nascosto di quello strano vivaio di sensibilità e attitudine a raccontarsi con le parole e la musica che tutti chiamano «scuola genovese», e forse a ragione. Con una voce agrodolce che potrebbe rammentare una sorta di bizzarro incrocio tra Bruno Lauzi e il primo Capossela, con il concorso di eccellenti musicisti attivi in genere su altri fronti: Marco Fadda, Pino Parello e Francesca Rapetti di Gnu Quartet. Testi inquieti e intelligenti, vicini al Paolo Conte che fu, e ospite un grandioso Max Manfredi in Sbagliare d'autobus. Il cd è confezionato in una cover da vecchio e fascinoso lp. (g.fe.)

Bravo!
Bravo! on lineAugusto Forin: Aspirina Metafisica
di Alessandro Calzetta

Nel mondo dei giornalisti, critici, appassionati, della canzone d’autore italiana, Augusto Forin da Genova, era un nome già noto. Conoscevamo le sue canzoni che circolavano da tempo sul web, canzoni raccolte in un album live chiamato “Concerto” registato qualche anno prima presso l’Auditorium Carlo Felice di Genova. Chi, in qualche modo era riuscito a procurarsi il cd, rimase sicuramente colpito dalla foto di copertina che presentava in primo piano due musoni dall’aria felina che a stento entravano nella copertina. Uno di quei due faccioni sornioni, con due occhi e una chioma che solo un gatto può possedere, era proprio quello di Augusto Forin, uomo evidentemente affascinato dalla razza felide. Ne è la prova lampante, oltre alla copertina con il faccione di Augusto in stretta compagnia del suo micione, il nome dell‘agenzia di pubblicità di cui Augusto ne è il proprietario e creativo; “Il Pigiama del Gatto”, espressione idiomatica che mutuata dall’inglese sta per “la cosa migliore”. Oggi abbiamo la possibilità di ascoltare quei brani ed altri riproposti in versione “studio” racchiusi in un packaging che solo la mente di un buon creativo potrebbe concepire. Tutto ci riporta al confortevole mondo degli oggetti che hanno costellato la giovinezza di molti di noi. Il cd, pur essendo il “solito” cd, è invece racchiuso nel caro vecchio formato da LP, l’impatto iniziale è notevole e si prolunga scrutando tutti gli innumerevoli oggetti che occupano la foto di copertina.
È come aprire il classico baule in soffitta e fare un tuffo nel passato alla riscoperta di tutti gli ammennicoli che ci hanno accompagnato nella nostra infanzia, e in questo caso sono proprio gli oggetti cari ad Augusto. Ogni oggetto racconta una storia, parentesi di quotidiano, frammenti di vita in dissolvenza l’uno con l’altro, proprio come gli stessi brani del disco, privi della consueta pausa tra le canzoni sostituita da rumori d’ambiente che ci riportano appunto a fatti e cose dell’ordinario. Storie di vita quindi, come in “Amanti Distanti” che apre il disco con una lunga introduzione strumentale. Echi di Fossati ne “L’Oriente del Nord”, forse il secondo miglior pezzo. E ancora altre storie di vita come in “Sbagliare d’Autobus”, a mio personale giudizio il pezzo migliore dell’album, arricchito dalla presenza di Max Manfredi, co-autore e interprete insieme ad Augusto di un piccolo capolavoro ben suonato e concepito come la metafora di quelli che vivono amori sbagliati, frequentano luoghi e amici che non gli appartengono, e cominciano a sognare un’altra vita. “Scarpe rotte” è un altro piccolo-grande capolavoro, un testo davvero profondo, intriso di nostalgia di cui non posso non citarne alcuni versi; “Ma vengo da parte di un capitano che si è perduto sulle rotte del Nord, lui mi ha insegnato una cosa soltanto, ma presto o tardi la dimenticherò, Perché il tempo che passa le cose le sposta, e quello che cerchi ora qui non c’è più”. Ed è solo una parte di quel piccolo universo che troviamo in questo baule pieno di raffinatezze sonore. Dunque ci troviamo davanti ad un artigiano, un cesellatore di suoni e versi che cura le sue creazioni con una passione minuziosa.
Le emozioni che suscita sono frequenti, sensazioni condite da scampoli di jazz, spruzzi di musiche latine, cori femminili, tutto dosato con parsimonia, quanto basta a confezionare quei pezzi eleganti e sornioni, suonati spesso con una raffinatezza esemplare, segno che la propensione di Augusto verso il mondo felino ha davvero ragion d’essere. “La musica e i gatti sono un ottimo rifugio dalle miserie della vita,” come diceva Albert schweitzer (Nobel per la pace 1952). Ascoltare per credere

Disco Club
Disco ClubAugusto Forin: Aspirina Metafisica
di Fausto Meirana

Pur non essendo un gran momento per i cantautori, bisogna dire che dalle nostre parti c‘è una sorta di enclave dalla quale, pur nella parziale invisibilità, continuano a uscire prodotti di uno certo spessore come il notevole “Luna Persa” di Max Manfredi e, prima, “Dal basso dei cieli” di Federico Sirianni. Evidentemente, anche sottotraccia, si continua a scavare nella vena misteriosa e inesauribile della vera o presunta ‘scuola’ genovese.
Forin (chiedo perdono) non è più un giovanotto e le sue frequentazioni e ispirazioni sono quelle di chi veleggia per i cinquanta: ombre di Paolo Conte, echi di tango e bossa, lo stesso Manfredi che fa capolino in “Sbagliare d'autobus”. Gli arrangiamenti, di ottimo gusto, e la sfiziosa copertina cattureranno anche chi guarda svogliato da dietro la vetrina.

Progetto Geum
Progetto GeumMentre la vita scivola liquida
di Viviane Ciampi

Augusto Forin fa parte degli autori-compositori-interpreti appartenenti al sorprendente terroir ligure e ci consegna un album, Aspirina Metafisica, dal retrogusto agrodolce e garbati nonsense, dandoci una lezione di sopravvivenza, di questi tempi, affatto trascurabile. Forin possiede, in musica e in parole, una originalità non sbandierata, non urlata, o dozzinale bensì discreta e sottile, grave e ironica. Più che dinanzi a un disco ci troviamo in un luogo di libertà. Gilles Deleuze sosteneva che entrare nel sogno di qualcuno appare la cosa più difficile da attuare. Eppure è proprio quello che tenta Forin: farci entrare nei suoi sogni, anche i più strampalati, e permetterci di viaggiare nel suo oriente del nord, luogo della grande avventura comune, dove tutto ha il sapore dell’effimero come le “sculture di mollica” i “numeri facili da giocare” e persino una Francia così vicina che sta “in fondo a un martedì”, telefoni che non squillano ma anche se non squillano non se ne farà un vero dramma. Si soffrirà, certo; ma alla maniera ligure, con disperazione contenuta. Qui, “il tempo che passa le cose le sposta” e null’altro sembra fare il tempo, il tempo indefinibile di proustiana memoria: ci fa progredire nella noia di amicizie e amori mordi e fuggi e ci spinge con dolcezza al capolinea. A proposito di capolinea non mancano gli autobus in questo album: “sto aspettando ormai da un’ora su questa pensilina un autobus che non arriva” (brano tratto da una poesia del poeta- cabarettista genovese, Massimo Gaviglio, noto anch’egli per i suoi monologhi teneri e surreali. “Quando scendi da un autobus pensami” dice ancora Forin a una ragazza, in una canzone che parrebbe d’amore ma interpretabile anche come denunzia dei rapporti superficiali e frettolosi. Ma lui non si perde d’animo. Tuttavia dà spesso l’idea di trovarsi solo di fronte al mondo che racconta e osserva, negli inquieti luoghi di passaggio che popolano il suo dire, il suo cantare (semafori, treni notturni, strade intrise di pioggia, passaggi pedonali) nella speranza che qualcosa (ma cosa?) potrebbe cambiare. Notiamo anche un autobus fabbricato (solo nel testo) dalla sempre riconoscibile e graffiante penna dell’autore-compositore-interprete Max Manfredi (che si diverte un mondo a far capolino anche con la voce negli album degli amici talentuosi) capace di passare dal tono eroico al quotidiano, vincitore del Premio Tenco 2010: “[…] quello (l’autobus) parte per quartieri fuori mano / scodinzolando sulla rotta di Magellano / tu te ne accorgi che sei sempre più lontano al capolinea”. Le musiche sono un piacevole connubio di jazz, pop melodico e ritmi latini. E tutto finisce come doveva finire, alla maniera del Gaber di “quasi quasi mi faccio uno shampoo”, ovvero nell’effimero, nell’attesa di non si sa bene cosa, nell’opacità, ma nell’ opacità non proprio sgomenta: prende forma nel fumo di una sigaretta che sta finendo, come stanno finendo le illusioni, come finirà il trambusto esistenziale; ma si sa, pare dirci Augusto Forin, con la salvifica ironia che gli è congeniale, meglio far finta di non crederci. Lunga vita, dunque a questa Aspirina metafisica (titolo che nasce da un verso di Jodorosky) che potrebbe, non dico guarire dai mali esistenziali, ma farci star meglio, abbassare la febbre del difficile vivere qui e ora.

Ferro e Tabacco
Ferro e TabaccoAugusto Forin: Aspirina Metafisica
di Francesca Grispello

Solletica il sistema nervoso degli amanti del 33 giri la copertina del disco che mi accingo ad ascoltare: una macchina fotografica analogica, campanelli, la copia di un libro di Marinetti, sassi, tabacco, fumetti, una macchina da scrivere e tanti alti oggetti inattuali per Aspirina Metafisica, il primo e atteso disco di Augusto Forin. È tutto da meditare, 33 giri fuori e cd dentro: anche se alla sua prima esperienza discografica, Forin è attivo dagli anni '70 con formazioni jazz e jazz-rock e con frequentazioni (Max Manfredi ad esempio) che non gli hanno fatto mancare le occasioni di crescita.
Il cantautore genovese ci obbliga sin dal titolo a riflettere sul senso della frase 'Aspirina Metafisica' e scopro sia che la medicina della vita è l'arte, sia di chi è la citazione (Alejandro Jodorowsky). Finalista del premio Bindi 2007 con il brano Amanti distanti (che apre il disco), proviamo ad orientarci ed ecco i riferimenti, e che nomi: Gianmaria Testa, Roberto Vecchioni, Paolo Conte, Ivano Fossati e Luigi Tenco. Sono 10 i brani che ci propone, aria e voci di bar, ballate acustiche, ritmiche latine, tanghere e jazz. Un disco brulicante di vita e tutto in movimento, i brani sono tutti curati e affascinanti e rendono il progetto un corpo solo.
Uno stato d'animo che ci accompagna in ogni brano è il fatalismo, ben espresso in Amanti distanti, dove il dolore si sublima con leggerezza; in Scusa è un piccolo manifesto il verso "io nonostante gli sforzi non riesco a starci dietro alle masse".

L'oriente del Nord frizzante e amara, percussiva e dolce grazie al pianoforte, un brano da passeggio per il dialetto. Una questione di educazione, Vagon Lit, Sbagliare d'autobus, con il testo e la voce di Max Manfredi, Passeggiando, Scarpe rotte e via dicendo; anche i titoli sono un viaggio, il racconto di storie semplici e ricche. Da menzionare il pianista jazz Roberto Logli, autore degli splendidi arrangiamenti e del suonato, Marco Fadda e Marica Pellegrini per le percussioni che rendono il lavoro emozionante.

Emerge con prepotenza dall'ascolto di questo progetto il suo essere genuino e amabile, che non vuol piacere per forza, ma che conquista per il suo essere amabile, per l'umanità che esiste e resiste. Strana magia davvero la musica.

Link alle interviste…

Il liquore di Mefisto su Musica e disincanti di Martin Cervelli - Leggi

Liguria non profit di Ernesto Carassan - Leggi

Musica e disincanti di Martin Cervelli - Leggi

Bravo!online di Gloria Berloso - Leggi