un'analisi tematica sulle canzoni di Augusto Forin
tratta da: ANGIOLANI MARZIO, Lingua e dialetto nella "nuova scuola genovese" di cantautori.
Tesi di Laurea in Dialettologia Italiana,
discussa presso l'Università di Genova, Facoltà di Lettere, il 16 giugno 1998

Augusto ForinAugusto Forin
Alle spalle delle parole del quotidiano

Augusto Forin nasce a Sori il 2 aprile 1956.
Diplomato in odontotecnica, frequenta per due anni la facoltà di medicina, per poi passare a biologia, ma interrompe in seguito gli studi universitari.
Ha esercitato per alcuni anni come odontotecnico, ma attualmente si occupa di fotografia e grafica pubblicitaria.
Nell'ambito musicale fonda da giovane alcuni gruppi jazz, per poi intraprendere il mestiere di musicista con gruppi di ballo liscio come bassista, in particolare con il gruppo Rossi e soci.
In seguito abbandona la musica come impiego primario, ma continua a fare piano-bar.
Nel 1992 forma con Fabrizio Casalino, Federico Sirianni e Marco Spiccio il gruppo La Giostra dei Pazzi, che vince il Festival degli sconosciuti nel 1993.
Attualmente si esibisce dal vivo come cantautore, spesso accompagnato da Marco Spiccio, ma ha fondato con Max Manfredi anche un gruppo, Le ristampe di Tex. Con questo gruppo, che si riunisce sporadicamente, i due cantautori intendono proporre un repertorio di "musica di frontiera", che un po' scherzosamente definiscono Tex-Mex (texana-mexicana). In realtà scrivono assieme pezzi in italiano.
Ha partecipato come bassista e voce all'album Notizie di Pino Pavone, nel brano Questione di abitudine. Inoltre ha accompagnato, sempre come musicista, Federico Sirianni e Fabrizio Casalino nelle loro esibizioni al Premio Tenco.
L'ultimo progetto a cui sta lavorando è Operazione Arcivernice, ideato con Franco Boggero e Marco Spiccio nel dicembre 1997. L'idea è quella di legare la canzone d'autore ad altre attività artistiche, cercando di favorire la tutela del patrimonio storico, folcloristico, e culturale, attraverso l'organizzazione di serate ed appuntamenti di varia natura.

I testi di Augusto Forin descrivono i meccanismi della quotidianità con immagini semplici e in apparenza quasi scontate. Ma è proprio il soffermarsi su certe situazioni usuali e ripetitive a creare una stasi irreale, come se, inceppando gli ingranaggi delle azioni esteriori e quotidiane, si trovasse uno spazio per le proprie riflessioni, e la propria vita interiore:

Ma tu mi vedi adesso, combinato come sono
ipnotizzato da un catodico, ammaestrato dai semafori
Sai io vivo in città, mi confondo e sono anonimo
sì ma se mi cercano, io sono sempre qua
vicino al mare, senza ragione
solo a guardare! (lo spazio che c'è fuori di qua)
(Metallica)
 
Sai, ho bisogno di scrivere
lascerò correre la penna
voglio mettere nero su bianco
questi pensieri che corrono veloci
È un effetto di mosso che ottengo
ma ugualmente efficace.
(Effetto di mosso)

I brani sono spesso indirizzati ad una seconda persona, e l'interlocutore privilegiato è naturalmente la donna:

quella lunga teoria di indecisioni e di sbagli
ma non dobbiamo lamentarci se è vero, come è vero
che la felicità in fondo sta solo nel tempo
che noi passiamo a cercare
(Io e te)

Ma l'amore è sentito anche come un argomento non facile da trattare, senza cadere nella banalità e nel patetico:

E non riesco a cantare
a cantare questo amore
che mi è così vicino
tanto, che lo posso tenere per mano
molto più facile
quando l'amore è lontano.
(Cantare d'amore)

La difficoltà di descrivere la realtà compare anche in Max, presumibilmente dedicata all'amico Max Manfredi:

Esco da una tua canzone
come da un cinema
ma dimmi tutte quelle parole
dov'è che si trovano
perché io ne avrei bisogno sai
per riuscire ad esprimermi
in questa sorta di swing.
(Max)

Proprio per questa inafferrabilità della realtà, troppo vicina e veloce (cfr. Effetto di mosso), Forin predilige, come già detto, gli istanti di immobilità, la lontananza, il ricordo, la nostalgia:

Molte volte
sì, molte volte ho ripensato a quella sera
credimi, non ho dimenticato
credimi...
(Quella sera)
Ma noi arriveremo in fondo a questa storia
lasceremo un segno nella memoria...
(anche senza di voi)
Noi arriveremo in fondo a questa storia
ma non sarà facile vedere
e tutto intorno è fumo, fumo, FUMO...
(In fondo a questa storia)
Ma cosa vuoi che sia
è solo un po' di nostalgia
la mia...
E mi prende così
quando meno me lo aspetto
a volte un cenno, una parola
o una fotografia

(Solo un po' di nostalgia)

Balera e Il pianista più bravo del mondo sono descrizioni del mondo della musica sempre dominate da una vena malinconica, mentre Fradicio sembra essere un manifesto dei temi principali: l'amore, la nostalgia, e l'arte difficile di raccontarli con immagini semplici:

di antiche emozioni
che tornano a galla
e ti fanno sentire addosso
i vent'anni!
E ti vengono fuori
quelle frasi d'amore
le più scontate
le più banali
ma mai come ora io le trovo
geniali!
(Fradicio)

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